Una mattina mi son svegliato ed accendendo la TV ho sentito qualcuno che parlava di blocchi navali e di alzare muri per lasciar annegare altre persone, di separare la sua casa dalle altre per poter spendere i suoi soldi dentro casa sua, di cacciare persone deboli, povere ed emarginate dalle loro abitazioni solo perché diverse. Una mattina mi son svegliato e sul giornale ho letto di qualcuno che voleva i pieni poteri per poter decidere da solo, con le proprie opinioni, della sorte di un intero popolo. Una mattina mi son svegliato ed aprendo internet ho visto qualcuno che scriveva di voler sostituire il ricordo del 25 Aprile con qualche altra occasione solo per cancellare la ricorrenza del 25 Aprile 1945 in cui il popolo italiano si ribellò all’orrendo crimine del Nazi-Fascismo che per 20 anni li aveva oppressi con una brutale e disastrosa dittatura, la festa della Liberazione.
Così uscii di casa per parlarne con altre persone ma molte di queste, troppe, sostenevano le parole di questi qualcuno.
Quella stessa mattina mi son chiesto perché così tanti accettassero che delle persone morissero annegate in mare, perché volessero separare la propria casa dalle altre, perché non si ribellassero a chi voleva cancellare la Festa della Liberazione, perchè fossero disposte a cedere la propria libertà per potersi chiudere a casa propria, con i propri soldi, senza lasciar entrare nessuno.
Era chiaro che l’invasore era vicino e di nuovo pronto a calpestare la dignità umana, era chiaro che l’invasore stava tornando. Stava tornando nelle periferie, nelle fabbriche dismesse, nelle scuole abbandonate, nelle strade trascurate, nelle case diroccate, nelle piazze svuotate, nelle terre inquinate, nelle sezioni deserte, negli ospedali smembrati, nei circoli serrati, nei boschi desolati, nelle serrande abbassate. Stava tornando nella mente dei disoccupati, dei precari, degli ammalati lasciati soli, degli emarginati. Ovunque si diffondeva un enorme senso di indifferenza, talmente ampio, da riempire di rabbia e diffidenza un numero sempre maggiore di persone. Allora mi apprestai a cercare qualcuno che avesse vissuto prima e dopo quel 25 Aprile 1945 e tra i pochi rimasti, uno mi raccontò la sua esperienza di resistenza e quanta determinazione avesse, nonostante l’età, nel ripetere il più possibile la sua storia. Mi confessò quanto fosse emozionato ogni volta che poteva andare a votare, quanto era bello poter votare qualcuno di cui si fidava che avrebbe portato avanti i suoi ideali.
Così ho capito che mentre le generazioni passate si erano conquistate la libertà col loro sangue e la custodivano come la più preziosa delle pietre, la nostra generazione sta cedendo ogni giorno un piccolo pezzo di democrazia al miglior offerente perché diamo la libertà per scontata e non comprendiamo il valore.
Noi siamo i figli della Resistenza ed il nostro ruolo non è andare nelle scuole o ai convegni a dire cos’è la festa della liberazione, cantare una canzone nelle piazze tra di noi e sfilare con la bandiera rossa. La nostra Resistenza è capire, giorno dopo giorno, insieme a tutte le persone, cos’è la Libertà. Praticare, insieme a chi è stato isolato dalla società in questi ultimi 30 anni, la Democrazia, dal più piccolo circolo d’Italia alla Camera dei Deputati. Amplificare la nostra capacità di sostegno ed aiuto verso chiunque ne abbia bisogno per evidenziare il senso di comunità di una Repubblica. Questo significa oggi Resistenza, questo è il vero fiore del partigiano che sboccia dal suo sangue affinché non si debba più ricorrere alla forza per cacciare l’invasore.
Noi siamo i figli della Resistenza ed il nostro dovere è diffondere cultura, solidarietà, libertà e democrazia, affinché si possano custodire e trasferire ai posteri per non rendere vano il sacrificio dei nostri padri.
Noi siamo i figli della Resistenza ed abbiamo l’inno di libertà più bello del mondo.





